Cultura, Comune e Diritti: spunti di discussione

Ciascuna cosa naturale ha dalla natura
tanto diritto quanta potenza possiede
per esistere ed agire
” (Spinoza)

Tagliare i finanziamenti all’istruzione pubblica equivale ad abbassare gli stipendi reali dei lavoratori salariati: la cultura (Scuola, Università, Ricerca, Lavoro Cognitivo) è immediatamente produttiva, cioè produce valore. Questo valore viene sistematicamente depredato attraverso i tagli, la privatizzazione, la distruzione del diritto allo studio.

Scuola, Università e Ricerca, però, costituiscono insieme una ricchezza ed un potenziale ostacolo allo sviluppo illimitato della predazione capitalistica: infatti in esse si costruiscono relazioni, si condividono conoscenze, si genera insomma quel Comune che sta alla base della vita. Per Comune non intendiamo solo i beni comuni, ma anche e soprattutto le pratiche di collettività che producono cooperazione sociale, affetti, conoscenze. Sono queste pratiche di cui dobbiamo riappropriarci, in nome di un diritto che non è quello passivo della richiesta al potere, ma quello attivo delle lotte.

Nel Trattato Politico Spinoza afferma che “…ciascuna cosa naturale ha dalla natura tanto diritto quanta potenza possiede per esistere ed agire.”, ovvero il diritto non è nè una concessione del potere nè una evidenza della Ragione, ma una relazione continua di lotta tra le èlites al potere e il variegato universo di soggettività. Per dirlo con gli OWS tra l’1% che detiene la grande maggioranza delle ricchezze del pianeta e il 99% degli sfruttati. E’ evidente come sia fondamentale che le lotte si intreccino tra loro. A costo di ripetere un concetto banale, è assolutamente necessario riconoscere come il sistema di sfruttamento che obbliga ciascuno di noi a vivere una vita indegna sia lo stesso. Solo da questa convinzione possono scaturire pratiche generatrici di nuove alternative. Un invito insomma a non considerare la crisi della scuola come un problema di studenti e professori, ma come parte di un problema che ci investe tutti e diventa sempre più pressante. Un problema da cui è possibile uscire solo se se riusciamo a vedere che la posta in gioco non è la difesa resistenziale dei brandelli dell’istruzione pubblica che ancora rimangono, ma la costituzione di un nuovo modello che sia all’altezza della sfida che il capitale finanziario ha lanciato.

B.


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