Quanto abbiamo visto svolgersi in Val Susa è stato qualcosa di raccapricciante. Uno stato che è sceso in guerra contro i suoi cittadini.
A dir la verità già nei giorni precedenti si respirava aria di guerra, un attacco bipartisan ai valligiani: il PD che in un tentativo di virata a destra per rosicchiare voti e consensi a quell’ala politica consigliava l’impiego dell’esercito per l’apertura del cantiere, Maroni che annunciava sereno l’impiego massiccio di polizia e carabinieri per sgomberare la “Libera Repubblica della Maddalena“, a qualsiasi costo.
Stanti alle cronache in presa diretta sui vari blog e siti di movimento il clima pesante dello scontro che si è aperto alle 6 di mattina, con l’arrivo di 2.000 agenti in assetto antisommossa, dava ai polmoni quel retrogusto di gas lacrimogeno. Si sa, il gas è sempre piaciuto ai palazzi del potere italiani.
Quanto è andato in scena in Val Susa l’abbiamo seguito con apprensione. La lotta dei valligiani l’abbiamo sentita nostra e ci siamo fatti carico di far da cassa di risonanza della loro protesta qui a Ferrara.
Lo abbiamo fatto e lo faremo perché riteniamo che la lotta di un popolo per la propria terra e per i propri diritti sia la più nobile di tutte.
Rivendichiamo il diritto dei cittadini a rifiutare le imposizioni della classe dirigente che è sempre più interessata alle proprie tasche ed incline a ritenerci meri sudditi, dimenticando che forse siamo noi meno servi del denaro.
La “democrazia”, parola con cui ogni due per te si riempiono la bocca i nostri politicanti, è qualcosa che si conquista giorno per giorno, è qualcosa che appartiene al demos, non è il privilegio di pochi a poter colorare in base alle proprie esigenze il suo significato.
Il nostro comunicato di solidarietà è giunto in Val di Susa, da dove ci hanno invitati a partecipare alla manifestazione nazionale del 3 luglio.
Noi ci saremo.
Laboratorio Sancho Panza