Al termine del corteo abbiamo necessariamente deviato dal percorso pattuito con le forze dell’ordine, per poi arrivare alla facoltà di Lettere, in forza del fatto che una protesta studentesca che non tocchi i luoghi simbolo della cultura, per noi, non ha senso. Non ha senso spegnere la protesta in piazza municipale, esaurire la spinta in un momento autoreferenziale o autocelebrativo, che solitamente prelude all’abbandono delle istanze per cui si muove. Il sostegno e la solidarietà che ci sono stati dati dal direttore del dipartimento di Lettere dimostrano che il nostro intento di presidiare uno spazio simbolo della cultura, qual è l’aula magna, sia un passo necessario e soprattutto riconosciuto anche al di fuori del movimento studentesco.
Il 17 novembre non può essere una giornata isolata: la protesta studentesca non può e non deve nascere per poi subito spegnersi in un semplice corteo. A differenza di chi ha deciso di rimanere nelle logiche istituzionali, chiuso in un’idea di protesta scontata e inconcludente, noi abbiamo deciso di aprirci, di rimanere tra gli studenti, medi e universitari, per reclamare a gran voce una Scuola ed una Ricerca che siano libere da interessi economici e accessibili a tutti.
In un momento di crisi del neoliberismo che colpisce soprattutto i paesi dell’area mediterranea, ci sentiamo fraternamente vicini al popolo Greco, che si trova ad affrontare l’imposizione di un governo tecnico e di una serie di norme di austerità che colpiscono chi già sta pagando.
Situazione che presenta similitudini agghiaccianti con l’imposizione in Italia di Monti come primo ministro, e di Profumo come ministro dell’Istruzione.
In Italia come in Grecia sono membri della Goldman Sachs e rappresentanti della finanza globale, autentici responsabili della crisi, ad imporre le misure per “salvarci”.
Noi studenti dobbiamo essere parte attiva non solo nel momento della protesta, ma anche e soprattutto nella costruzione di una società a misura dei nostri bisogni.
Di fronte ad un sistema che ci vuole ignoranti per imporci le sue soluzioni e che ci obbliga a credere che non c’è un’alternativa:
– rivendichiamo il diritto di costruire il nostro futuro
– difendiamo la cultura come strumento di critica alla realtà ed emancipazione sociale.
– proponiamo di costruire insieme momenti e spazi di socialità che ci permettano di costruire un sapere critico e libero.
Chiamiamo quindi la cittadinanza in Assemblea nell’Aula Magna di Lettere, simbolo della cultura, per rivendicare che le decisioni vanno prese dal basso e con il nostro consenso.