Quale Università

Come in un nuovo Medio Evo le orde barbariche trasnazionali e la corruzione interna congenita al capitalismo finanziario spingono il mondo conosciuto verso il collasso, spostando sempre più la sovranità dallo Stato Nazione ad una rete multicefala di poteri globali. In questo momento storico salvare l’Università equivale a rifondarla. Non solo chiediamo a gran voce che si preservi il patrimonio di conoscienza di cui è portatrice, e che viene costantemente eroso in maniera più o meno evidente dall’azione dei governi nazionali (ad es. Riforma gelmini) o dalle riforme europee (processo di Bologna, con l’introduzione del vergognoso 3+2), ma ci sentiamo coinvolti in prima persona in quanto attori, non fruitori nè clienti, nella realizzazione di un percorso costituente per una nuova Università.

Intendiamo l’Università come luogo (fisico e non) la cui fruibilità non dipenda dall’iscrizione ad un percorso di laurea, ma sia libera e incondizionata come il sapere che dovrebbe costruire e promuovere.

Sono passati secoli da quando le università erano libere associazioni di professori e studenti accomunati da dalla passione per la ricerca e per l’approdondimento, ma crediamo che sia proprio quella compartecipazione tra le sue componenti, quella condivisione di fini e pratiche, che sia fondamentale ricercare per costruire un percorso di studi virtuoso.

Questo non significa, come alcuni pretendono, che lo studente debba gestire in modo autonomo il proprio percorso universitario, bensì che sia chiamato costantemente in causa nella definizione di questo, insieme a docenti, ricercatori, dottorandi, altri studenti e cittadini tutti.

Nella giornata del 23 vogliamo proporre concretamente delle pratiche di partecipazione e costruzione di un’Università altra, superando i rigidi limiti dei programmi ministeriali, gli steccati della compartimentazione del sapere, il progressivo isolamento dell’Università dal contesto urbano all’interno del quale dovrebbe relazionarsi. Il 23 non è che una giornata, ma di qui crediamo possa cominciare un percorso che favorisca lo sviluppo (laddove già ci siano) e la nascita (se ancora non ne esistono) di “libere” associazioni, dentro e fuori dai luoghi accademici, che restituiscano senso alla ricerca, al sapere e ai luoghi dove si costruiscono e si curano.

Beppe&Nena


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